minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 87

A ciascuno il suo. A Berlino, travestendola da manifestazione di protesta – in Germania hanno talmente paura che sono tutte autorizzate in nome della libertà di espressione – fanno una megafesta in acqua, nel Landwehrkanal, tremila persone tutte ravvicinate e senza mascherina. Noi non saremo mica da meno. A Roma, travestendola da flash mob e manifestazioni silenziosa, fanno una megafesta in via del Corso, ennemila persone tutte ravvicinate e senza mascherina. Ora, Signore, lo so che ti ignoro per tutto il tempo ma ti chiedo un favore uno solo: manda il contagio a chi sai tu, uno solo. Io poi per riconoscenza mi faccio chierichetto, giuro. Beh, se ne contagi due è un supersballo, ma non oso chiedere tanto. Uno, dai. Uno. Bello forte, non mortale ma bello forte. Il momento del corteo romano che mi dà un brivido caldo è quando cantano tutti insieme «Siam pronti alla morte» e tutto assume per me un sapore particolare. Il corteo è tutto pieno di schifezze, da Salvini alla Meloni a Tajani alla Bernini ai fascisti a gente raccattata dall’universo del disagio a gente che crede alle scie del 5g, quando però il tizio dice: «Se la sinistra era in piazza il 25 aprile, perché noi no?» mi girano per davvero le palle, stronzo maledetto. Noi eravamo a casa e indovina perché. Mi riprendo. Bene, festone a Berlino e a Roma. Differenze? Beh, là è una stronzata fatta da gente per il gusto di trasgredire, qui è una stronzata fatta dagli esponenti dell’opposizione parlamentare. Ma per lo stesso gusto. Differenze? Beh, mmm, là hanno un tracciamento serio e noi no. Come noi no? Abbiamo «Immuni», l’app è tornata e si può installare. Quindi, pari. Beh, se proprio bisogna dirla tutta, «Immuni» funziona solo in quattro regioni, nelle altre è per sport. E che regioni: Liguria, Puglia, Abruzzo e Marche. Come test, poi si vedrà. Nel frattempo, la Sicilia si è fatta la propria, si chiama «Sicilia sicura» (o «Sicilia si cura», a piacimento) e servirà per il tracciamento dei turisti. Giusto, ognun per sé. Facile pronostico di qualche tempo fa (giorno 75): poche installazioni, niente tracciamento. Ma importa farlo, non che funzioni. Lo so, avevo promesso che non mi sarei occupato di stupidaggini della politica ma sono loro che scendono in piazza – peraltro contro la legge, l’ultimo DPCM vieta gli assembramenti o no? – e si ravvicinano incautamente proprio il giorno della Repubblica, invece di festeggiare la cacciata dei Savoia.

Ma come ci dobbiamo nutrire dopo gli eccessi del lockdown? Avete panificato, eh? Vi siete lievitati, eh? Risponde la nutrizionista Manuela Mapelli: «Sì a pasta e gelato ma evitate i cibi invisibili». La manna? Il nettare degli Dei? L’energia solare? Sì, caro, esci, ma attento ai cibi invisibili, specie nei vicoli bui. Signore (e due!) guarda giù. Un casino perché la Grecia ha detto che non ammetterà gli italiani, allora noi siamo andati a piangere all’Unione Europea (toh, quando fa comodo) e loro hanno detto che ci prenderanno negli aeroporti di Atene e Salonicco ma se l’aereo proviene da una delle aree «ad alto rischio» (indovinello? Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto) i passeggeri saranno sottoposti a un test all’arrivo. Io spero sia di cultura generale, la mitologia la so poco, mi confondo. A proposito di mitologia, essa ci insegna che gli eroi piacciono per un po’, se fanno quello che devono e poi si ritirano in buon ordine, ma se restano troppo a lungo poi stufano. E se non capiscono, tocca farli fuori gettandoli nel baratro. E così è ancora oggi: gli eroi, gli angeli, i nostri angeli, i medici e gli infermieri, eroi. Occhei, bravissimi, ma dal Dl Rilancio è sparita la norma per stabilizzare molti medici e infermieri precari. È un avvertimento, andare o al prossimo giro vi facciamo fuori. Oggi in Italia è la festa della Repubblica e nel resto del mondo, istituito da poco, è il «Blackout Tuesday»: in sostegno alle proteste per la morte di George Floyd le foto dei profili e dei post dei social vengono oscurate da un tondo nero o come ognun preferisce. Spotify, per una volta, fa una cosa encomiabile e aggiunge a ogni compilation di oggi una traccia silente lunga 8 minuti e 46 secondi, il tempo che il ginocchio del poliziotto Chauvin è stato sul collo di Floyd. Pochi capiranno ma tanto son sempre pochi a capire, qua. Io niente da segnalare di particolare, giornata all’aperto tentando di ignorare quegli stronzi in corteo a Roma.

I giorni precedenti:
giorno 86 | giorno 85 | giorno 84 | giorno 83 | giorno 82 | giorno 81 | giorno 80 | giorno 79 | giorno 78 | giorno 77 | giorno 76 | giorno 75 | giorno 74 | giorno 73 | giorno 72 | giorno 71 | giorno 70 | giorno 69 | giorno 68 | giorno 67 | giorno 66 | giorno 65 | giorno 64 | giorno 63 | giorno 62 | giorno 61 | giorno 60 | giorno 59 | giorno 58 | giorno 57 | giorno 56 | giorno 55 | giorno 54 | giorno 53 | giorno 52 | giorno 51 | giorno 50 | giorno 49 | giorno 48 | giorno 47 | giorno 46 | giorno 45 | giorno 44 | giorno 43 | giorno 42 | giorno 41 | giorno 40 | giorno 39 | giorno 38 | giorno 37 | giorno 36 | giorno 35 | giorno 34 | giorno 33 | giorno 32 | giorno 31 | giorno 30 | giorno 29 | giorno 28 | giorno 27 | giorno 26 | giorno 25 | giorno 24 | giorno 23 | giorno 21 | giorno 20 | giorno 19 | giorno 18 | giorno 17 | giorno 16 | giorno 15 | giorno 14 | giorno 13 | giorno 12 | giorno 11 | giorno 10 | giorno 9 | giorno 8 | giorno 7 | giorno 6

Un commento su “minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 87

  1. Karma duplex

    La giornata di oggi stavolta è cominciata – splendidamente – ieri sera, quando sono stato a camminare in una strada che conduce a un monastero di suore di clausura appena fuori dal centro urbano; strada che era letteralmente costellata di lucciole: uno spettacolo meraviglioso che avrebbe meritato come accompagnamento uno degli splendidi concerti di Mendelssohn.
    L’idillio estetico è proseguito durante il sonno, allietato di sogni alquanto belli, per quanto mi possa ricordare e ha avuto uno strascico molto piacevole anche nella mattinata, quando, dopo una lauta colazione, ho chiacchierato per mezz’ora con una di quelle persone “di una certa età” (più vicino ai novanta che agli ottanta) ma che fanno ben sperare (o forse illudono) rispetto al proprio futuro, essendo intelligenti, spiritose e financo affettuose.
    Avendo contratto un debito karmico di tale entità, subodoravo di dover rapidamente precipitare in un qualche baratro compensativo. E infatti puntualmente ho iniziato a scorgere su internet le fotografie e i servizi della manifestazione romana delle destre riunitesi coi no-vax, che oltre a sfilare con motivazioni pretestuose e per patrocinare ideali che trovo indegni, mi riuscivano davvero di cattivo gusto in un giorno che dovrebbe essere la Festa della Repubblica. La cosa rivoltante, però, è che il tutto era programmato da tempo e in evidente spregio di almeno due capisaldi delle regole di prevenzione contro il covid: la prima relativa al divieto di assembramenti e del connesso distanziamento di sicurezza, la seconda legata al divieto di spostamento interregionale per ragioni che non siano di lavoro, salute, rientro al domicilio o assoluta urgenza (e no, manifestare non rientra in questa ultima casistica): le frasi dei partecipanti al corteo riportate in TV – “abbracciamoci”, “le mascherine fanno male”, “no ai vaccini” – potranno d’ora in avanti essere utilizzate nei manuali di diritto costituzionale come esempio paradigmatico di apologia di reato.
    A questo punto vorrei tanto che si facesse un pubblico censimento per capire se coloro i quali si sono lamentati per le (poche) riunioni verificatesi per il 25 aprile hanno speso qualche parola di commento anche per questa. Vorrei sapere cosa ne pensano i benpensanti dei gilet arancioni che assaltano la troupe di LA7 e che insultano Mattarella mentre lui – che con la consueta e meritoria compostezza istituzionale per lo meno si ricorda ancora di medici e infermieri – va al concerto dello Spallanzani. E vorrei anche tanto intervistare il questore di Roma per capire come mai non gli è venuto in mente di far intervenire le forze dell’ordine per riportare civilmente il rispetto della legge all’interno di questa adunata sediziosa. Proprio vero che non ci sono più i Bava Beccaris di una volta.
    I dati relativi al contagio continuano a scendere, ma anche a essere palesemente incompleti, sia per casi non conteggiati, sia per numero di tamponi effettuati. La Lombardia è sempre maglia nera, ma a questo punto non interessa praticamente più a nessuno e domani – per effetto di un automatismo nell’ultimo decreto legge – riaprono i confini regionali senza che nessuno se ne debba neppure assumere la responsabilità. Il meccanismo, infatti, è invertito, sicché si dovrebbero addurre motivi per chiudere: sghignazzo generale. Viva la Repubblica, viva la Costituzione!

Rispondi a Federico Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *