minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 84

E niente, è tornato il predominio della politica. La commissione di inchiesta della Regione Lombardia sulla gestione della vicenda covid-19 si terrà a porte chiuse e gli atti saranno secretati, in linea con gli ultimi tre mesi, perfetto. La procura di Bergamo ha convocato Fontana e Gallera (riporto la battuta di Gianmarco Bachi: «come persone poco informate sui fatti», bravo come sempre) e pare abbia concordato con la linea per cui la zona rossa in val Brembana spettava al governo. Pare. Allora Conte dichiara che si riaprirà tutto, tanto basta un solo infetto a creare un focolaio e poi la linea della fermezza in questo momento non riscuote alcun successo. Perché i medici hanno rotto i coglioni, i nostri angeli, i nostri eroi, adesso che dicono che sarebbe meglio non riaprire. E basta, avete avuto le vostre copertine, i titoli, adesso che volete? La sanità lombarda è il risultato di un processo fortemente voluto da molte parti, non tornerà indietro e non cambierà. A Milano un truppone di ritardati scende in piazza, gilet arancioni e camicie nere più gente dei forconi, sostenendo che «il coronavirus non esiste, è solo un disegno politico», senz’altro. Basta vedere le prossime date delle loro manifestazioni per individuare i prossimi focolai. Negli Stati Uniti è stato ucciso un uomo, George Floyd, dalla polizia, per otto minuti con un ginocchio sulla gola, l’autopsia dice che no, non è stato per quello, era cardiopatico. Come Cucchi, certo. Indovinare il colore della pelle. Proteste in tutti gli USA, il presidente dice sciocchezze su twitter e la piattaforma per la prima volta prende una posizione. Ma solo perché c’è la campagna elettorale. Il peggior commento in Italia è di quello stronzo conclamato di Diego Fusaro, non lo riporto. Ricomincerà pure il campionato. E allora io mi dico che non ha senso che io stia qui a riportare tutto ciò nel minidiario, esistono i giornali, i blog di commento e analisi politica, hanno tutti qualcosa da dire e io, francamente, no, non ne ho voglia. Io volevo tenere un diario di un periodo nuovo e irripetibile, per tenerne memoria ogni giorno per il me del futuro, e per condividere con chi ne avesse voglia ciò che stavamo vivendo, non voglio ora che diventi un diario per le mossucce di Renzi, per i commenti di Fusaro, per Sandra Milo che si incatena a Palazzo Chigi, per Bonomi che critica il governo, per il governo che risponde a Bonomi, per Salvini che posta le cassette di musica degli anni Ottanta, per la Meloni che posta non so che pupazzetto, per un primario del San Raffaele che entra a gamba tesa e sostiene che qualcuno sta terrorizzando ingiustamente il paese, per i sindaci che si ergono a sceriffetti anti-movida, insomma: mi tiro indietro. Non facevo un blog di politica minima e miserabile prima, non comincerò ora.

Non smetterò il minidiario, sia chiaro, ma non lo infarcirò di tutte le sciocchezze che sento in questi giorni. Non le seguirò nemmeno, non ne ho voglia. Proseguirò, come promesso, fino alla riapertura delle frontiere nazionali, cioè alla fine «dei giorni di reclusione causa cojonivirus», come da titolo programmatico. Non sarà facile perché ormai il covid-19 è alle spalle, i dati vengono riportati in seconda pagina, l’attenzione è solo alle ultime riaperture, il clima è piuttosto rilassato anche riguardo i comportamenti collettivi, c’è anche una certa insofferenza a riparlare del periodo appena trascorso («concluso», per molti), molte persone che conosco si stanno anche trasferendo, giustamente, nelle seconde case al lago o in montagna, per passare l’estate in altro modo. Se succederà un casino, ci penseremo, e pure io farò un altro minidiario. Ora lo concluderò ma cominciano a mancare gli argomenti, in sostanza le nostre vite non sono tornate alla normalità, ne manca parecchio, ma abbiamo anche recuperato molto, ci muoviamo, lavoriamo, incontriamo clienti e amici, qualcuno prende aperitivi serenamente, qualcuno si incazza per questo, molti portano le mascherine ma sono troppo vicini o non portano le mascherine ma stanno lontani, alcuni né uno né l’altro, in alcune regioni non ci sono contagi da giorni in altre, una in particolare, sì ma importa poco. Il peso della Lombardia è tale che non si può lasciarla chiusa, punto e basta. Discutibile? Sì, probabile. Azzardato? Lo vedremo. Adesso si parla di elezioni, di nuovi governi, di scalate a Mediobanca, delle scuole e delle riaperture, del nuovo album di Britney Spears e a me ne è sempre fregato poco (di Britney no, la stimo potissima, è la mia guida spirituale da quando disse: «Io sono a favore della pena di morte. Chiunque commetta un crimine orrendo deve ricevere una punizione adeguata. Cosí la volta dopo impara»), non ne parlavo prima, non ne parlerò ora (dell’Azzolina, di Britney sempre). Di tutte queste cose ne resterà memoria negli archivi dei giornali, delle riviste, della rete, dei parlamenti, non è compito mio. Il mio compito, da sempre, è fare quel cavolo che mi va. E così farò. Sia chiaro, rispettando e onorando gli impegni presi ottantaquattro giorni fa. E continuando a ridermela degli arcobaleni, degli unicorni e degli «Andrà tutto bene».

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Un commento su “minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 84

  1. Bispensiero

    Le vicende legate al covid mi confermano nella sensazione risalente di profonda diversità dai più che mi circondano. Ne parlavo stamattina con il mio amico F., importunato per una chiamata di sfogo, il quale bonariamente mi “rimproverava” l’assurda coerenza di ragionare oggi esattamente come due mesi fa, cioè di valutare i fatti – a partire dai dati e dalla loro potenziale pericolosità – con lo stesso metro. Io mi limitavo ad osservare che non era neppure una questione meramente soggettiva, cioè di come io valutavo quei dati o percepivo quel rischio, ma di come quei dati e quel rischio erano stati in precedenza valutati dal Governo; e che tale valutazione fosse precisamente nel senso da me tuttora assunto per buono mi sembra un elemento oggettivo e indiscutibile, se non altro per la potissima ragione che proprio e solo in virtù di quelle valutazioni era stato decretato a marzo il lockdown dell’Italia intera.
    Oggi però Conte se ne esce con la dichiarazione per cui lui “non se la sente” di chiudere i confini della Lombardia (peraltro già adesso apertissimi per chi debba lavorare in altre regioni) a dieci milioni di persone considerato che ci sono “solo ventimila contagiati”. Mi si spieghi allora perché l’ha chiusa quando l’8 marzo i positivi in Lombardia erano soltanto quattromila, e come mai un giorno dopo ha chiuso, insieme a tutte le altre regioni, anche la Basilicata che ne aveva cinque. Lo chiedo perché, se il discorso è che potevamo fare a meno di stare chiusi in casa per due mesi, gradirei che qualcuno me lo dicesse e magari che mi chiedesse pure scusa. Se, viceversa, le ragioni c’erano, allora vorrei che mi si spiegasse in modo convincente perché queste ragioni oggi non valgono più, sebbene i casi di positività nel frattempo sono cinque volte tanti.
    So benissimo anche io che il trend epidemiologico è in discesa e allora era in crescita e so bene che adesso la guardia è mediamente più alta e si prendono maggiori precauzioni. Ma il problema resta, e a dispetto dei deliri di Gallera anche con il fattore Ro che ci ritroviamo i numeri sembrerebbero tali da non lasciar dormire sonni tranquilli. Come infatti più o meno tutti gli esperti hanno confermato, sconfessando le scelte del governo centrale e dei vari governi regionali, e lamentando che dopo essere stati utilizzati come paravento per le scelte politiche di marzo e aprile, adesso di fatto, se non si prodigano in dichiarazioni rassicuranti con tanto di grandi sorrisi, sono messi alla porta.
    La cosa buffa, cui accennavo in apertura di questa pagina, è che per lo più la gente con cui mi confronto sembra adeguarsi prontamente e volentieri alla nuova situazione, con un bispensiero che sembra uscito da un romanzo di Orwell: ieri ci dicevano che dovevamo preoccuparci per questa situazione, ma oggi una situazione due volte più grave viene dipinta come assolutamente sicura, quindi lo è certamente… Peccato che in questo modo i lombardi, inclusi i positivi asintomatici che non saranno scomparsi tutti per magia, andranno in vacanza in tutta Italia, esportando simpatia e virus; e peccato che in questo modo il messaggio che arriva dappertutto è che, ormai, si può davvero tornare alla normalità: magari per un po’ si dovrà portare la mascherina, ma alla fine sarà solo un vezzo per vecchi nostalgici e inguaribili rompicoglioni.
    A me pare tanto l’atteggiamento di chi nasconde i cocci sotto il tappeto per evitare di affrontare il problema sperando che nessuno se ne accorga, ma sono pronto a riconoscere di aver sbagliato. Per una volta, di certo preferirei questo al verificare di aver avuto ragione.

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