minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 67

Il governo vara il decreto «Rilancio» da 55 miliardi per famiglie e imprese, la sanatoria per la regolarizzazione dei lavoratori stranieri impiegati nel settore agroalimentare, oltre che come colf e badanti, frutto di un compromesso che dire al ribasso è dire poco, per cui si segnalano le lacrime del ministro Lamorgese, sono notizie di oggi che riporto qui per memoria, i dettagli si possono trovare ovunque, meglio di quanto non farei io. Tra le notizie che, invece, vale la pena considerare in questo minidiario c’è l’entrata della Lega nella giunta regionale siciliana. Oh poffarbacco! E con che compiti? Economia? Sanità visti gli ottimi risultati al nord? No, ovviamente no: delega ai Beni culturali. Ottima scelta. Tra i settori compresi nella delega c’è anche la diffusione nelle scuole della «cultura e del dialetto siciliani», terna, quaterna, cinquina e tombola in un colpo solo. Complimenti. Non dico che sia mettere Goebbels alla cultura, sarebbe troppo, ma un bonobo strafatto di vicks vaporub sì, direi che ci siamo. È anche una questione di età, chi ha vissuto i venticinque anni in cui la Lega ha detto il peggio del peggio di ciò che in Italia è meridione non può non avere un moto di stupore per notizie del genere. Non per la Lega, sia chiaro, ma per il masochismo – ancora! – dei siciliani. Chissà che impennata la cultura siciliana nei prossimi mesi. Federico II si rivolta, eccome, e non è il solo. Il Molise, oggi, è l’unica regione che manifesta un incremento dei contagiati, c’è un focolaio a Campobasso, ovviamente i numeri assoluti sono un’altra cosa. Tra le informazioni che sto monitorando, ci sono quelle inerenti le frontiere, ovvero la possibilità di riprendere a viaggiare in Europa. Lo so, mi ripeto ma a me piace quello. Notizia di oggi è che la Germania ha annunciato la riapertura completa dei confini con il Lussemburgo e progressivamente di quelli con Francia, Austria e Svizzera da sabato in poi, con l’obiettivo di ritornare a una piena riapertura dal 15 giugno. Urrah, dico io, è un inizio, anche se so che frontiere e libertà di spostamento sono due cose diverse. E infatti no, non è così: potrebbe esserci un’eccezione tra le libertà di spostamento verso la Germania e potrebbe riguardare italiani e spagnoli, che non sarebbero non solo graditi ma non potrebbero entrare nel paese. È ora di sfoderare il mio passaporto equadoregno. Mentre io mi lambicco, il direttore della rianimazione del Policlinico di Milano ha annunciato che chiuderanno il famigerato ospedale COVID della Fiera di Milano, quello lanciato in tromba da Fontana e Bertolaso, costato ventun milioni di euro e che ha ospitato complessivamente venticinque pazienti. Un buon rapporto costi/benefici, quasi un milione a paziente, alla faccia. E Bertolaso? Bertolaso non è, come direbbero i maligni in un centro massaggi, anche se la cosa sarebbe meglio per tutti, ma è a Civitanova Marche per realizzare un altro ospedale COVID. Evviva.

Per quanto riguarda me, niente di particolarmente nuovo. Osservo i nuovi prodotti in vendita, principalmente relativi alla sanificazione di cose e ambienti: durante il cambio gomme dell’auto, l’addetto dà prima una spruzzata agli interni da una grossa vaporella di una cosa che dal colore sembra alcool – immagino il senso ma secondo me non serve a una fava – e poi mi propone il cambio del filtro dell’aria scontato, con un nuovo filtro super che cattura ogni cosa proveniente dall’esterno. Chiaro che se giro col finestrino aperto sono un pirla. Se mi fermo ed esco dall’auto, idem. Declino, grazie, continuo a correre l’insensato rischio. Mi chiedo ancora dove trovino l’alcool, che io non trovo da nessuna parte. Qualche mascherina qua e là, invece, e qualche guanto usa e getta si cominciano a trovare, anche se immagino fuori certificazione e prodotti in sottoscala da manodopera dedita alla duplicazione dei dvd fino a ieri.

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Un commento su “minidiario scritto un po’ così dei giorni di reclusione causa cojonivirus: giorno 67

  1. Il mio regno per una task force

    Più volte in questo periodo, guardando incredulo alle decisioni (o alle non-decisioni) assunte dagli organi di governo statali e locali, mi sono domandato come potessero essere effettuate scelte tanto discutibili, quando non addirittura incomprensibili o palesemente stupide. Spesso mi sono anche detto che, per quanto incompetente un politico possa essere (in generale o con riferimento a un problema specifico), dovrebbe pur sempre essere in grado di appoggiarsi a qualche esperto che lo consigli, evitandogli per lo meno gli errori più marchiani. E allora perché non succede? Perché diavolo la politica non si circonda di gente capace e sapiente, perdio?
    Mentre rimugino tutto questo, mi sovviene pure che, in realtà, per lo meno nella prima fase di gestione di questa emergenza e ogni qual volta si tratti di prendere delle decisioni, viene in effetti sbandierata qualche opinione, più o meno vincolante, espressa da comitati di superesperti, scienziati o per lo meno scienziologi prezzolati che assicurano le varie misure come opportune e addirittura necessarie. Neanche a dirlo, sono le famose task force, create negli ultimi tempi sia a livello centrale che a livello locale, affiancando le attività degli enti ordinari.
    Va bene, mi dico, esistono. Ma opereranno per davvero ai rispettivi livelli? Saremo davvero coperti in tutti gli ambiti necessari?
    Armato di tutti i pregiudizi che mi indurrebbero a rispondere con un reciso no a queste domande, mi armo di santa pazienza e di qualche banca dati giuridica per arrivare alle seguenti conclusioni provvisorie.
    Ad oggi abbiamo unicamente:
    1. Task force del Ministero della Salute attiva dal 22 gennaio;
    2. Comitato tecnico-scientifico del Capo dipartimento della Protezione Civile (5 febbraio);
    3. Task-force per fronteggiare l’emergenza del Ministro per l’istruzione, riunita per la prima volta il 24 febbraio, forte di oltre 100 esperti;
    4. Task force “Carceri” del Ministro della Giustizia (9 marzo);
    5. Task force Giustizia, sempre del Ministro della Giustizia, con tre tavoli tecnici: interdipartimentale, uffici giudiziari, avvocati e magistrati;
    6. Task force del MEF per la liquidità del sistema bancario nel periodo di emergenza (29 marzo);
    7. Task forceData Drive” del Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, con 76 esperti divisi in 8 sottogruppi (decreto 31 marzo 2020);
    8. Cabina di regia Governo, enti locali e parti sociali, coordinata dal Ministro per gli affari regionali;
    9. Struttura di supporto al Commissario Straordinario Arcuri (1° aprile);
    10. Task force contro le “fake news” presso il Sottosegretario all’Editoria (in burocratese, «Unità di monitoraggio per il contrasto della diffusione di fake news relative al COVID-19 sul web e sui social network», decreto 4 aprile 2020);
    11. Gruppo di lavoro “Finanza sostenibile” del Ministro dell’Ambiente, per agevolare l’accesso delle imprese green al credito (8 aprile 2020)
    12. Task force “Donne per un nuovo rinascimento” istituita dal Ministro per le pari opportunità e per la famiglia (10 aprile 2020).
    13. Comitato di esperti in materia economico-sociale per la c.d. Fase 2 (“Task force Colao” – dpcm 10 aprile 2020);
    14. Task force per il dopo emergenza Ministero dell’Istruzione (annunciata su Facebook il 15 aprile);
    15. Cabina di regia Governo – enti locali per Fase 2 (attiva dal 18 aprile).
    Ma non è finita qui.
    Abbiamo almeno una quarantina di ulteriori “strutture di emergenza” a livello regionale e locale. Ogni Regione ha creato un tavolo per la gestione e il coordinamento dell’emergenza sanitaria. E poi se ne aggiungono altre per finalità specifiche: in Toscana e in Friuli-Venezia Giulia per le RSA. Ancora in Friuli e in Valle d’Aosta per evadere le pratiche arretrate e accelerare l’erogazione dei contributi. La Basilicata ha creato una task force di sostegno attività produttive; la Sicilia per affrontare i problemi economici; il Lazio ha costituito la task force “Velocità” per accelerare le pratiche amministrative ed erogare le risorse stanziate nel pacchetto “Regione vicina”; la Valle d’Aosta per assistere i pazienti Covid in isolamento; il Piemonte per censire le scuole che hanno attivato i servizi di didattica online. E anche alcuni Comuni hanno creato la loro task force, come Alghero o Salerno.
    In tutto abbiamo almeno una cinquantina di strutture di emergenza, con 500 “esperti” a livello statale e altre decine a livello locale.
    Uhm, sicuri che bastino?
    No, alla fine non credo che il problema stia qui.
    Poffarbacco, il mio regno per una task force!

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