almanacco dei sette giorni, per folleggiare (20.09)

«Ora, mentre Renzo guarda quello strumento, pensando perchè possa essere alzato in quel luogo, sente avvicinarsi sempre più il rumore, e vede spuntar dalla cantonata della chiesa un uomo che scoteva un campanello: era un apparitore; e dietro a lui due cavalli che, allungando il collo, e puntando le zampe, venivano avanti a fatica; e strascinato da quelli, un carro di morti, e dopo quello un altro, e poi un altro e un altro; e di qua e di là, monatti alle costole de’ cavalli, spingendoli, a frustate, a punzoni, a bestemmie. Eran que’ cadaveri, la più parte ignudi, alcuni mal involtati in qualche cencio, ammonticchiati, intrecciati insieme, come un gruppo di serpi che lentamente si svolgano al tepore della primavera; chè, a ogni intoppo, a ogni scossa, si vedevan que’ mucchi funesti tremolare e scompaginarsi bruttamente, e ciondolar teste, e chiome verginali arrovesciarsi, e braccia svincolarsi, e batter sulle rote, mostrando all’occhio già inorridito come un tale spettacolo poteva divenire più doloroso e più sconcio».

È venuto in mente a molti lombardi, il Manzoni, in questi giorni. Il capitolo de I promessi sposi con l’assalto ai forni. Istruttivo, alla luce odierna.
In merito al coronavirus – e poi basta – un comunicato estero sulla situazione dei contagi italiani regione per regione (bisogna cogliere il passaggio) e una delle migliori battute di questi giorni, sempre sulla situazione sanitaria.

Poi: è morto il nonno di Ruby, quello per cui quella famosa notte in Questura a Milano si fece un casino e poi, sembra pazzesco, il parlamento votò per decidere se era la nipote o no. Uno (io) non ci crede ancora.
Due cose che non sapevo: la prima, che la National Gallery avesse un direttore italiano (Gabriele Finaldi) e la seconda, che lui medesimo abbia appena scritto un bel volumone nel quale descrive piacevolmente 275 dipinti conservati nel museo che vanno, cito, «dal tempo in cui i dipinti in legno, oro e lapislazzuli adornavano gli altari delle chiese italiane medievali o erano appesi nelle camere da letto dei mercanti olandesi, fino al volgere del XX secolo, quando gli artisti si dibatterono in potenti forme espressive in lavori che ruppero con la tradizione del passato». Io van Eyck l’ho riconosciuto. Il volume: Gabriele Finaldi The National Gallery. Masterpieces of Painting, National Gallery Company, Londra 2019. Distribuito da Yale University Press, pagg. 392, £ 50, ISBN 9781857096484. Operazione analoga al bel libro di MacGregor di qualche anno fa sugli oggetti del British Museum. Molto a poco.
L’FMI il due marzo ha dichiarato che dovrà rivedere al ribasso le previsioni di crescita dell’Italia, causa coronavirus. Come ogni anno, almeno stavolta c’è la scusa.
La Cassazione ha stabilito che Carola Rackete agì «seguendo le disposizioni sul salvataggio in mare, che comportano l’obbligo di sbarcare i naufraghi in un porto sicuro». Molti di noi lo sapevano. Servirà per il futuro? Temo di no.
Dal 12 marzo sarà nei cinema un film su Marie Curie che, per chi ha voglia di capire, è stata una scienziata inarrivabile sotto ogni punto di vista. Dai, meno Marvel e più roba che magari si impara almeno una cosa o due.

Infine, qualcuno prima o poi (più prima) dovrà decidere se fare o meno le olimpiadi.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *