non basta

Va bene. Quindi non basta un disastro sanitario della tanto decantata ‘sanità migliore del mondo’ sia durante la pandemia sia ora, con liste d’attesa lunghissime e privatizzazione selvaggia dei servizi a sfavore del pubblico. Quindi non basta una situazione ambientale terrificante, fuori legge per buona parte dell’anno, e un consumo di suolo ancora spaventoso nonostante le leggi di consumo zero. Non basta una rete locale di trasporto (parlo dei treni che con loro arrivano in orario) che ha dei costi incredibili a fronte di un servizio inqualificabile (sarebbe diventata una Ferrari con l’autonomia, dicevano). Non basta essersi fregati i camici a spese della Regione. Non basta, per una volta dai tempi di Ambrosoli, avere un buon candidato, serio, preparato, che lavora bene come lavora bene il PD milanese (cosa che non si può dire dei PD locali del resto della regione), con un buon programma e proposte ragionevoli (certo, in grandissimo ritardo per le solite beghe interne). Non bastano un sacco di cose, si potrebbe andare avanti parecchio. Non basta che la tanto decantata ‘locomotiva d’Europa’ (sono fantasie, niente di vero) vada a traino completo dell’indotto tedesco e se loro rallentano noi siamo in braghe di tela e, nel frattempo, si vendano le eccellenze ai fondi speculativi che le spolpano lasciando macerie. Non basta che in nessun luogo (vale anche per l’Emilia) la stessa parte dovrebbe governare per trent’anni ininterrottamente. Non basta che i principali finanziatori delle campagne di questa destra siano i cavatori, gli industriali, che tutelano il proprio bisogno di produrre al di fuori delle regole e del buon senso, facendo pagare i costi alla collettività. Va bene, non basta. Anzi no, non va bene, ma non basta lo stesso. Contenti, anche stavolta?

con gioia e allegria

Caro C., tutto il resto è una cosa tra te e me. Ma siccome non ti dispiaceva fare qualche giro da queste parti, specie per i miei minidiari, e commentare le mie cose con affetto e partecipazione, mi viene naturale dirne qualcosa qui. Bell’affronto, eh, i Dream theater che ti vengono sotto casa dopo tanti giri per inseguirli, vero? Ma saranno ben vigliacchi. Beh, quella sera a Villafranca d’estate comunque era stata proprio una meraviglia, quindi bene così. E che ridere la dormita al circo Massimo mentre Waters sproloquiava a non finire, belli scomodi per terra. Che belle cose abbiamo fatto, che fortuna. Ogni volta in cui sarò in giro per un concerto ci sarà sempre un bicchiere levato alla tua salute. Il pensiero no, quello è costante, ovvio che sarà anche lì. E i minidiari che devo ancora scrivere saranno un po’ dedicati anche a te, come se mi leggessi e se ti venisse in mente qualche spunto di cui poi avremmo parlato o di cui avresti scritto. Non solo a te perché, lo sai, c’è anche F. che segue. Oh, comunque c’è Satriani ad aprile, finalmente dopo tutti i rinvii, che dobbiamo ancora vedere. Ma ci vediamo prima, tante volte. E in qualche modo ci parleremo, come abbiamo fatto sempre. Non andare via.

oops, I did it again

L’ho fatto di nuovo. Ups. Amburgo, che credo sia la quarta volta in cinque anni, e i Metric, come a ottobre 2018. Stavolta, su Reeperbahn, che è quel posto pieno sì di club a luci rosse che i tedeschi del sud reputano il più pericoloso della Germania ma che è, anche, un posto favoloso per la musica, con decine di luoghi per cui c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ed era già così nel 1960 quando debuttarono i Beatles, il primo di 281 concerti qui con ancora quegli altri batterista e bassista. Posti piccoli, buon contatto, cito Dropkick Murphys, Brian Johnestown Massacre, Lee Fields, Panic! At the Disco solo nei prossimi giorni. Per dire.
E notevole il Mojo club, nuovo per me, che prima non c’è:

E poi sì:

Non starò ancora a dire bene di Amburgo, diventerei ripetitivo, ma vigliacco cane uno o una che mi scriva ehi, sono stato/a ad Amburgo, grazie della dritta, niente, andiamo avanti così, a far le code in A4 per Gardaland.
Ups, l’ho rifatto davvero per intero. Ho pigliato il treno, che ci mette meno di un’ora, e me ne sono andato di nuovo a Lubecca a respirare l’aria del Baltico nella regina della Lega Anseatica, proto-Europa unita che dovrebbe eccome essere obbligatoria nelle scuole, modello da replicare. E lì, per celebrare la Lega, mica le cretinate locali, Lubecca, il Baltico e, infine, me, sono tornato a mangiare nella sala dei mercanti locali a mangiar le aringhe d’obbligo tra polene e modellini di navi commerciali.

Tosta, la carne d’aringa, bella compatta. E fredda, come si conviene, con le cipolle. Si poteva navigare fino a Königsberg prima di digerirle. Comincia a diventare un rito, Amburgo, Lubecca, Schiffergesellschaft, Metric, devo dire tutto nella misura giusta.
Sì, poi me ne sono andato a Lüneburg, stessa distanza ma a sud di Amburgo, nella Lega perché loro avevano il sale, preziosissimo, c’è persino un museo dedicato. Ma questa poi diventerebbe un’altra storia e, chissà, magari la diventerà.