inizio folgorante

Mentre sto prelevando al bancomat, mi suona il telefono ed è una chiamata importante. Rispondo, prendo la tessera e me ne vado. Dopo una cinquantina di metri mi ricordo di una cosa: i soldi. Torno indietro, sempre al telefono, e il bancomat se li è rimangiati, per fortuna. La persona dopo di me è stata molto onesta. Attendo il mio turno e prelevo di nuovo, mi servono.
Vado a ritirare l’auto dal gommista, gomme invernali ma nuove nuove. Pago col bancomat, mi arriva la conferma del pagamento sul telefono ma sul pos il pagamento è negato. Il gommista riprova, il bancomat non paga più perché ho superato la soglia del giorno con il primo pagamento. Ci conosciamo, ci vedremo tra qualche giorno, se il pagamento come sembra non è andato a buon fine.
Arrivo in studio e come mi ha richiesto il commercialista accedo al cassetto fiscale. Anzi, provo, perché l’Agenzia delle entrate mi dice che il mio spid è temporaneamente bloccato per i troppi tentativi di accesso. Il mio è il primo. Non riesco più a entrare.
Arriva la notifica del doppio prelievo con il bancomat.
Molto bene. E questo tra le otto e un quarto e le nove. Molto molto bene. Capisco la giornata, è una di quelle in cui mi devo fermare, trivigante tocca niente, e devo evitare troppi danni. Sta’ buono. Buono.

Fermo fermo.

posti più posti di altri

Con anticipo sul dodici dicembre, passo da piazza Fontana a Milano. Ovvio che il pensiero vada alla banca dell’Agricoltura, alla bomba, alle vittime, a Pinelli, a Valpreda, a Calabresi, ai neofascisti, all’attuale presidente del senato.

Bene abbiano tenuto l’insegna originale. Oggi è un’agenzia del Monte dei Paschi, che in quanto a buchi non è da meno, finanziari per fortuna. Entro, non è la prima volta, voglio portare un minuto di omaggio, boh, guardare e pensarci un momento.

Dove c’era il tavolo sotto cui fu lasciata la bomba, ovvero dove c’era il buco, oggi c’è un tavolo a forma di orologio, che ricorda l’ora dell’esplosione. È una banca normale, la gente entra, esce, gli impiegati scherzano, va bene così. Chissà quanta gente come me vedono entrare solo per vedere dove accadde, chissà chi entra e si commuove, chissà se ancora ci fanno caso. A me no, come è giusto. Il salone è ancora simile, gli uffici e le vetrate sono quelli, qui cinquant’anni sono passati un po’ meno, perché non è lecito rinnovare più di tanto. E niente, era per pensarci un po’, quanto tempo è passato da allora e, per altri versi, quanto poco ne è trascorso.

“arrestare Mussolini? e come si fa?”

Visto che siamo in periodo di ricorrenze, il centenario, e in periodo di rigurgiti tematici, il manipolo ora al governo, un altro anniversario oggi, è bene riparlare di un libro memorabile di Emilio Lussu: Marcia su Roma e dintorni.

Marcia su Roma racconta gli avvenimenti dal 1919, i dintorni, al 1922, i fatti che portarono alla marcia stessa e alle nefaste conseguenze, ovvero l’affermazione del fascismo, con il piglio del memoriale ricco di notizie di prima mano, essendo Lussu un testimone e persona capace di interpretare ciò che gli accadeva attorno. Il tono è spesso ironico e il racconto di alcuni personaggi, l’imbelle presidente del consiglio e ministro dell’interno Facta, detto Nutro fiducia, e l’altrettanto immobile sciaboletta, sono ridicoli e tragici insieme, sapendo poi cosa accadde. Di Facta ne ho raccontato tempo fa.
Lussu, quello dell’Altipiano, era un duro, prima militare nella Prima, poi fondatore di Giustizia e Libertà, al confino a Lipari da cui fuggì in modo rocambolesco, poi dirigente nella guerra di Spagna e nella Resistenza. Uno che fu assalito a casa sua dai fascisti e invece di scappare li affrontò da solo con il fucile, avendo la meglio. Ma, anche, una testa politica senza pari seppur, dicono alcuni, portato al disordine.
Io consiglio caldamente in questi giorni cupi anche se non come quelli di allora, perché – banalmente – sapere serve sempre. Ed è una gran lettura, breve, sapida e densa di contenuti. Fatevi un favore, c’è da imparare molto da quest’uomo.