Gabbani batte gang bang (tira più una canzone)

Non riesco a capacitarmi ma è così: Gabbani batte gang bang.
Qui sotto il grafico del traffico di Pornhub proveniente dall’Italia la sera del 7 febbraio 2017, paragonato al traffico di un giorno normale (la linea dello zero). Per chiarire, il 7 febbraio 2017 è stata la serata inaugurale di San Remo. Il festival.

In rosso il traffico nazionale, in verde quello della Liguria: un crollo mica male. Ma non solo, Basilicata meno 13 per cento, Sardegna e Toscana meno 10, mentre in Molise – l’unica regione che ci assicura la crescita demografica, a questo punto – solamente meno 3 per cento.
La serata della finale non è andata meglio per Pornhub:

Si era partiti già sotto, non c’è stata gara. Avrei capito di più il SuperBowl, la finale di Champions, la finale del campionato nazionale di porno… e invece no: San Remo.
Tutto questo si trova sul blog di statistiche di Pornhub, Insight, che tra le altre cose segnala anche un fatto piuttosto inquietante (molto, altro che piuttosto): la parola più cercata dagli italiani su Pornhub è «MILF», evabbè, lo capisco pure, ma la seconda è, e qui tocca tenersi: «mamma». Poi ci lamentiamo della nomea che abbiamo, sebbene qui – con evidenza – le mamme siano di qualcun altro.

pleiliste: estate in avvicinamento (2017)

Settimana prossima è estate: si può esserne contenti o meno ma è così. E allora, in ambi i casi, meglio avere la musica pronta. È ora delle pleiliste, con le canzoni dell’estate da buttar giù al volo e consumare come ghiaccioli al limon, quando serve.

Essendo ormai in epoca di singoli, maledetto spotifai e riproduzioni casuali, e poi l’estate vive di singoli, ecco le mie canzoni:

  • Funky Style Brass, Aquo groovat
  • Bronze Radio Return, Up, On & Over
  • Larkin Poe, Stubborn love
  • Lucius, Born Again Teen
  • The Ting Tings, Wrong Club
  • (bonus) Kurt Vile, Pretty Pimpin


Per memoria e utilità, tutte le pleiliste precedenti, mie e di tutti gli amici che hanno partecipato. Indimenticabili, gli amici: spero stiate tutti bene, là fuori. Mandate una cartolina, ogni tanto: una frase, un rigo appena.

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laccanzone del giorno: Sister Sparrow & The Dirty Birds, ‘Borderline’

I Sister Sparrow & The Dirty Birds sono una band di New York che fa uno tra i funk-soul più interessanti del periodo, a parer mio. Sette elementi, quasi una medio-big band, guidati alla voce da Arleigh Kincheloe che ne è ovviamente l’elemento più distinguibile, danno decisamente il meglio dal vivo. Borderline è al momento la mia canzone (loro) preferita, eccola qua.

Centocinquanta date live all’anno da sette anni in giro per gli USA, sono una delle band da seguire, secondo me, e che servirebbe vedere dal vivo, per quel che promettono. Magari in Giamaica nel 2018.

delirium veganorum (forse non tutti sanno che)

No, non è perché uno poi lo mangi. E nemmeno perché il materasso non mangia cibi di provenienza animale. E neppure perché essi vengono da Vega, come i nostri nemici. Ma perché «forse non tutti sanno che la moderna terminologia “VEGANO” non si riferisce esclusivamente all’ambito della nutrizione» spiega Riccardo Corredi, che fa i materassi vegani certificati.

Alga e soia, entrambi veganok, che dire? Ovvio: mai più senza.

pippottini che fanno cose

Per chi, come me, è nato abbastanza all’inizio dei Settanta, l’interazione con i Playmobil è stata naturale e inevitabile. Perché anche loro sono di inizio Settanta, 1974 per essere precisissimi, e figli della crisi petrolifera: le dimensioni ridotte si spiegano per quello, meno plastica, segue intuizione felice nonché tedesca.
Alla Fiera del giocattolo di Norimberga nel 1974, la Playmobil ebbe un successo pazzesco, perché era riuscita a coniugare un giocattolo di piccola taglia rispetto a quelli in voga al tempo – tipo registratori di cassa simil-supermercato o hula hoop di plastica bella piena – e di materiale, come dire?, di qualità inferiore. Era, ora non so, plastica loffia, diciamolo.
Perdio come bruciavano bene, però. La mano a ‘C’ era della dimensione esatta precisa perfetta di un petardo, la circonferenza era quella al nanomillimetro, andava da sé che chiamava lo scoppio. Poi, a faccia e corpo annerito, seguiva uno scontro che, aiutato con un po’ di alcool, degenerava in incendio mortale con un fumello nero che stordiva.
Sia chiaro, il tutto avveniva raramente, perché non è che se ne avessero molti: tre, cinque al massimo, se andava benissimo magari un camion dei pompieri o giù di lì. Non è che si potesse largheggiare nella distruzione, anzi. Questo però favoriva l’evento catastrofico, che andava celebrato: magari ci finivano dentro anche un paio di Lego, notoriamente nemici dei giganti Playmobil.
La differenziazione dei modelli era molto più scarsa di oggi ma c’era: pompieri, polizia, pirati con galeone (forse un po’ più tardi), infermiere (sì, sessista, coerente con i tempi), forse addirittura Robin Hood, insomma cose così. Il presidente operaio, il presidente sportivo e il presidente ladro e puttaniere sono arrivati vent’anni dopo: la politica ha seguito i giochi, per una volta. Oggi, invece, la differenziazione dei modelli di Playmobil pare abbia raggiunto livelli inarrivabili e solo in Germania si può apprezzare appieno: due mesi fa ad Amburgo sono incappato in questo. Ci vuole un attimo ma arriva.

Esatto, chiamatela come volete, santa o fatina, spero non sia sfuggita la lucina sopra il sacro contenitore che sta ad avvisare il pieno e il vuoto, per quella rimbambita della sanfatina. Non so se il topo sia in preparazione o esista, chissà.
Io, per nascita, sono in questo devoto a Santa Apollonia, la martire cristiana sdentata a forza che svolge la funzione della fatina dei denti, con le medesime modalità: notte, cuscino, dente, soldo, cose così. Quando papa Pio VI decise di porre fine al mercimonio delle reliquie dei santi in forma fasulla, ordinò che tutti i resti veri e presunti dei martiri, beati e santi fossero portati a Roma, per essere vagliati. I denti di Santa Apollonia, venerati in diocesi molto distanti tra di loro, riempirono uno scrigno di circa tre chili di peso. La martire-squalo, Sant’Apollorca. Lo scrignetto fu buttato nel Tevere e amen, buonanotte alle tripla dentatura della Santa. Ma il culto resiste, anche se vince la versione pagana della Playmobil, al momento.

più semplice

Da oggi le cose, cioè questa cosa qui in cui sto scrivendo, hanno un indirizzo più semplice. E un server più veloce. Tutto, quindi, dovrebbe essere migliore.
Tranne i contenuti, quelli rimangono in capo a me e, più o meno, non ho grandissimi margini di miglioramento. Non a breve, almeno, finché non mi farò trapiantare il cervello di una cornacchia, notoriamente intelligentissime. O di un delfino.

chiudiamo la questione una volta per tutte?

Science ha pubblicato un grafico, che riporto qui sotto nella versione in italiano, con i dati raccolti dai Centri per la prevenzione e il controllo delle malattie degli Stati Uniti negli ultimi settant’anni. La dimensione di ogni cerchio indica il numero di casi della malattia segnalati ogni anno, i cerchi arancioni indicano il momento in cui è stato approvato e introdotto l’utilizzo di un vaccino.
Non è difficile constatare come dopo ogni cerchio arancione i casi segnalati crollino nell’arco di pochi anni. Serve altro?

(Grafico: J. You/Science (Data) Centers for Disease Control and Prevention)

ustao, ultra-sottile super sottile e Iroso, l’asinello australiano

Al di là del fastidio per la parola shabby, che di questi tempi pare imprescindibile, il tavolo non bisognò, se non il smalto sopra e avanti tutta, con la digitazione a caso.

Delle traduzioni dal cinese in automatico ho già detto, ma sono talmente irresistibili che, talvolta, è persino difficile capire cosa sia l’oggetto in vendita: un manicotto? Un sacchetto? Un portamatita Apple? E che sarebbe? Se non ci fosse l’immagine, e comunque non chiarisce il mistero, la cosa sarebbe del tutto impenetrabile.

Repubblica.it, infine, decanta la innotizia di Iroso, il mulo degli alpini dal bel carattere, immagino. Che, a ben guardare, o viene dall’Australia o è capace di vincere la gravità, altro che l’austriaco invasore. Trema, Radetzky.

Brutti, i macellai, belli, gli asinelli.