tali persone

Un uomo che coltiva il suo giardino, come voleva Voltaire.
Chi è contento che sulla terra esista la musica.
Chi scopre con piacere una etimologia.
Due impiegati che in un caffè del sud giocano in silenzio agli scacchi.
Il ceramista che premedita un colore e una forma.
Il tipografo che compone bene questa pagina che forse non gli piace.
Una donna e un uomo che leggono le terzine finali di un certo canto.
Chi accarezza un animale addormentato.
Chi giustifica o vuole giustificare un male che gli hanno fatto.
Chi è contento che sulla terra ci sia Stevenson.
Chi preferisce che abbiano ragione gli altri.
Tali persone, che si ignorano, stanno salvando il mondo.

Oggi è una giornataccia, come capita. Per fortuna c’è Jorge Luis Borges (I giusti, da La Cifra, 1981).

assurdità australiche

L’Australia è così assurdamente grande (qui avevo fatto una sagace comparazione con l’Europa) che le distanze non rispettano il buon senso. Perth, per esempio, che è la capitale dello stato australiano dell’Australia Occidentale ed è gemellata con Lucca, dista da Sidney, che è la capitale del Nuovo Galles del Sud ed è gemellata con Firenze e Milano, ben 3.308 chilometri. Distanzona.

Ma Perth, che è sempre la capitale dello stato australiano dell’Australia Occidentale, dista da Giacarta, che è la capitale dell’Indonesia e non è gemellata con città italiane, solo 2.997 chilometri. Distanzona meno meno.

Nessun buon senso in questo, Perth è più indonesiana che australiana, a voler usare il righello. Mattate australiche.

laccanzone del giorno: Courtney Barnett, ‘An illustration of loneliness (sleepless in New York)’

Mi ripeto: è bravissima. Courtney Barnett, l’ho detto alcuni post più sotto. Tra i singoli notevoloni che il suo primo disco ha prodotto, questo gira da me a rotazione continua:

Il video non è stato girato, solo audio. Ma devi essere certamente una scrittrice e una cantante fuori dal comune se decidi di scrivere e riesci a cantare una cosa così: «There’s oily residue seeping from the kitchen / It’s art-deco necromantic chic, all the dinner plates are kitsch with / Irish Wolf Hounds, French baguettes wrapped loose around their necks / I think I’m hungry, I’m thinking of you too». Volume, per favore.

lo spazio (tanto) per mettere le cose

Dunque: l’app non è che funzioni al meglio, il client su PC ‘nsomma, l’interfaccia web pure, le procedure di condivisione di un file sono piuttosto macchinose e due volte su tre danno errore, le interfacce sono piuttosto spartane e mediamente poverelle, in sostanza: i competitors, almeno alcuni, sono parecchio avanti rispetto a loro.
Però, però, ecco il però che dà il senso alla cosa: 10 TB di spazio online alla modestissima cifra di cinquanta euri all’anno. Proposta molto succulenta.

Inoltre, una funzione interessante: il client su PC richiede, come al solito, una cartellona-contenitore per la sincronizzazione, niente di nuovo. Però si può selezionare su qualsiasi cartella la funzione backup, aggiornabile in automatico ogni giorno/settimana/mese, e via, backup messo in saccoccia. Ovviamente poi da app o da client non è che ci si possa fare molto con quei files ma è, ed è giusto così, un backup.
Un’offerta cloud a mediobassa resa ma talmente a costo risibile da risultare molto molto interessante per lo stoccaggio di cose. Chissà perché non ci investono di più, misteri delle strategie aziendali. Ma tant’è: preso.

temiamo le reazioni delle masse (Godzilla o King Kong?)

Suggerisco una lettura che, finalmente, rivela i segreti più segreti, i misteri più misteriosi, le bugie più bugiose e gli inganni più ingannosi:

Sì: Ufo e Vaticano. Mondadori, mica paglia. La foto in copertina, d’altronde, è inequivocabile: «Ma non è più possibile ingannare la gente*». No, perdio, no: non è più possibile, la ggente non è stupido, la ggente sapevalo. «Da tempo immemorabile la Terra è visitata da intelligenze superiori ed estranee*», non fuga dei cervelli, quindi, vengono pure copiosi i pazzi; «Le Autorità, a difesa dello status quo, volutamente ignorano o negano i fatti, temendo le reazioni delle masse di fronte alla realtà che non siamo soli nell’universo*»: tipo? Farsi rapire a scopo sessuale? Riunirsi in un luogo di culto e venerare un’entità superiore in attesa che si manifesti per salvarci? Ma chi ha davvero compreso questa cosa degli UFO «è la Chiesa, che dagli anni Cinquanta ha discretamente cominciato a preparare i fedeli a una nuova realtà teologica e storica*» ed è, dunque, all’avanguardia.
Nei volumi successivi: Muffa e CIA; L’attrezzatura da arrampicata sportiva e i Residenti in Lussemburgo; Il Websteroprion armstrongi e l’Unione Europea.
(*: citazioni dalla quarta di copertina).
A proposito: è più forte Godzilla o è più forte King Kong? (cit.)

con la cultura non si mangia (a cosa serve davvero Google maps)

Com’è noto, Google maps utilizza le fotografie degli utenti per illustrare i luoghi segnati sulle proprie mappe. Non solo, anche le recensioni, le risposte, l’aggiunta di luoghi, la modifica e l’inserimento di informazioni e tutto quanto di proprio gli utenti, liberalmente, decidono di devolvere a favore di Google.
Attivando l’opzione di contribuzione, è possibile caricare fotografie su Google maps: impressionanti gli algoritmi di individuazione, che non ne sbagliano quasi una e se lo fanno lo fanno di cinque metri, e impressionanti gli algoritmi che identificano una buona foto e fanno partire la richiesta di caricamento. Poi Google blandisce con gagliardetti di guide ed esperti e, intanto, incamera tutto, golosamente.

Per provare e capire come funziona, ho aderito al programma: sono Local Guide di livello 3 (esticazzi) e ho diritto, credo, a una spilletta virtuale o una cosa così. Comunque, ho caricato alcune fotografie lo stesso giorno, tra cui una di un luogo in cui mangiare in superprovincia e una del più famoso e meglio conservato monumento di epoca romana esistente.
Ecco le statistiche di visualizzazione delle due fotografie:

Certo, del Pantheon ci sono più foto, vero. Ma il che spiega senza dubbio a cosa serve davvero Google maps. E qual è la nostra ossessione nazionale.