ha una forza sovrumana paragonabile a quella di Superman

A giugno o giù di lì uscirà il film su Wonder Woman, tutto bene, bella aggressiva, ipervitaminica, salterella e spadosa, tutto come dev’essere in quest’epoca di saturazione, occhei.

Ma quant’era bello l’aereo invisibile della serie tv di WWoman degli anni Settanta con Lynda Carter?

Che poi: teoria vorrebbe che WWoman sia in grado – lo leggo dalle bibbie dei nerds dei fumetti – di correre a una velocità superiore a quella della luce, in determinate condizioni (quali? Scadenze fiscali?). Ne consegue la domanda: che te ne fai dell’aereo, Wonder?

il libro che cerchi (in libreria #24)

Da Stefano Amato, Avete Il gabbiano Jonathan Listerine (e altri incontri ravvicinati in una libreria di provincia):

IO: Mi dispiace, il libro che cerchi è finito. Ti conviene provare in qualche altra libreria, qui vicino se vuoi ce n’è una.
CLIENTE (indicando lo schermo del computer): Tu da qui puoi controllare se loro ce l’hanno?
IO: E come?
CLIENTE: Boh, non siete tutti amici fra voi, tipo su Myspace eccetera?

oggi è il giorno del cosmonauta

Il 12 aprile 1961 Jurij Gagarin terminò la propria missione.

Da allora, in Unione Sovietica il 12 è il giorno del Cosmonauta, in senso ampio (infatti, quello qui sopra è Aleksej Archipovič Leonov), e qui lo festeggiamo.
Il titolo di “cosmonauta” si riceveva solo dopo essere stati nello spazio, mica come quegli sbrindelloni degli americani, per i quali bastava iniziare l’addestramento e avere la tuta. Credo che rivedrò “Cosmonauta” di Susanna Nicchiarelli, film commovente tutto pieno di cose belle e per me nostalgiche che hanno un bel po’ a che fare con quegli anni. E “Good-bye Lenin” per nutrire la mia ostalgie.

il nuovo punto di riferimento tra gli ereader 6″

Kobo aveva alzato l’asticella con One, ora mi pare che l’avanguardia nel campo degli ereader sia in mano a Tolino (che iddio abbia in gloria i creativi che inventano i nomi): il vision 4 HD.

Così al volo, i pro battono ampiamente i contro in una veloce sfida:

PRO

  • tap2flip (cioè quella cosa che ha solo Tolino per cambiare pagina, ovvero dando un colpetto col dito sul retro del lettore);
  • funzione smartLight (cioè quella cosa per cui la luce si adegua automaticamente alla luce esterna, e tutte in tonalità di arancione anziché blu);
  • il pulsante dell’illuminazione fisico (provate a trovarlo sul Kobo se siete al buio e volete leggere);
  • la possibilità di mettere il lettore in orizzontale;
  • 6 GB di memoria liberi effettivi;
  • il sistema aperto (cioè si possono comprare libri ovunque, senza formati proprietari o negozi imposti);
  • buona risoluzione: Display E Ink Carta 300 ppi;
  • funzione «sfoglia veloce»;
  • compatibilità con eBook del sistema di prestito pubblico (biblioteche, butta via…);
  • 5 GB di spazio archiviazione cloud gratuito e illimitato per gli acquisti;

Non ultimo, anche se non essenziale, la meravigliosa presa USB simmetrica, che dovrebbe essere uno standard da almeno quindici anni, ma tant’è.

CONTRO

  • pochi formati supportati (epub, pdf, txt)
  • il pulsante frontale;
  • lo scarsissimo livello della comunicazione pubblicitaria, con il nome diminutivo e le faccine dentro il lettore.

Irrilevante, a parer mio, il fatto che sia subbaqquo, ma evidentemente è una funzione davvero richiesta. Il resto, magari, più avanti, ovvero qualche indicazione sull’utilizzo effettivo affiancato al mio Kobo Aura HD: lo compro oggi, vedremo.
Un pensiero affettuoso, come sempre, a quei poverelli schiavi del Kindle.

 

mi manca

Oggi ma un sacco di anni fa moriva Primo Levi.

Il perché e il come, che pur avevano avuto importanza al momento, ora non ne hanno più molta. Di sicuro, a me manca.

L’ho già detto, lo ripeto, lo considero il più grande scrittore italiano. E non lo dico per le sue opere concentrazionarie, lo dico per La chiave a stella, per Vizio di forma, per Il sistema periodico, per le Storie naturali, i racconti di Lilìt, gli articoli di L’altrui mestiere. E viviamo in un periodo fortunato se con solo diciannove euro (meno di nove in formato elettronico) si può avere copia cartacea di tutta questa meraviglia e, dico, possederla.

Guardandolo così, in una rara foto in cui sorride (non sono sicuro sorridesse raramente, di sicuro lo faceva raramente nelle fotografie), come si fa a non volergli bene?

18 metri di arte

Non si può dire che stavolta non abbia fatto le cose in grandissimo.
Prima un colossone decapitone di diciotto metri, occhio: di bronzo.



Poi la storia del ritrovamento subbaqquo (non si intitolerebbe: Treasures from the Wreck of the Unbelievable) e l’esagerazione fatta quantità.



Hirst a Venezia, tanta roba. Le trentasette pagine della guida, per chi volesse.
Ma perché tutto questo? «Perché me lo posso permettere», presumo.