siu ha detto... Curiose intersezioni: tu giri in quella terra franzosa che ha saputo pubblicare Necropoli di Boris Pahor ben prima di noi, e io mentre leggo della statua di Augusto che impediva ai gallici di dimenticare chi comandasse, ho ancora nelle orecchie la voce proprio di Pahor, poco fa a Farenheit, che parla di una Roma, molti secoli dopo, ben peggiore, credo: quella che con la violenza impose la cancellazione sistematica dell'identità slovena attraverso, tra l'altro, l'italianizzazione di nomi e cognomi e il divieto di usare la lingua materna in qualsiasi contesto, come Pahor ha appena raccontato con la sua inesorabile amabilità. Ulteriore, e più piacevole coincidenza: più o meno mentre mi rallegravo del fatto che i post triviganti hanno quel raro e felice mix per cui s'impara qualcosa e insieme ci si diverte, Sinibaldi ha chiesto al vecchio Boris (che parlava passeggiando da Ferrara, dove aveva appena finito di parlare in una scuola) che effetto gli facesse l'improvvisa notorietà seguita alla sua apparizione televisiva, e il fatto che adesso lo chiamano dappertutto. Allora lui prima ha risposto, seriamente, doverosamente, che gli fa molto piacere, e non solo per se stesso, ma per tutti gli scrittori triestini di lingua slovena, di cui si comincia finalmente a parlare. Per poi aggiungere, con nella voce un sorriso sornione che bucava la radio, che si sente un po' come l'omologo di quella che molti anni fa poteva essere "la Lollobrigida senza reggipetto". Irresistibile Boris! 28 aprile 2008 17.13